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Come riconoscere e curare le virosi della vite

La virosi della vite fu “diagnosticata” la prima volta in Francia nel corso dell’Ottocento. Tuttavia, solo a partire dagli anni Sessanta, in Italia si è cominciato a parlare di tale malattia. Una malattia che colpisce la vite, e che richiede l’adozione di misure preventive. Sebbene la sua incidenza sia molto elevata, e i danni che ne scaturiscono possano riguardare anche la metà del raccolto, non esiste infatti ad oggi una cura della virosi. L’unico modo per “combatterla” è prevenirla, e trattare i vettori. 

 

Principalmente, la virosi della vite si trasmette attraverso tre vettori: vegetali (materiale vegetale infetto), animali (cocciniglie e nematodi), attrezzature da taglio utilizzate su piante malate. L’attenzione, in merito a questi aspetti, deve dunque essere elevata. 

Sintomi della virosi della vite

Oltre all'incoraggiamento delle foglie, e al loro cambio di colore, altri sintomi della virosi della vite sono: 

  • l’accentuazione dell’asimmetria, la dentatura e la frastagliatura delle foglie; 
  • l’appiattimento o l’irregolarità degli internodi; 
  • un’allegagione (fase iniziale dello sviluppo dei frutti, subito dopo la fioritura) scarsa; 

 

Se invece i sintomi si presentano in primavera, scompaiono in estate e consistono in chiazze rossastre o giallastre sulla lamina, si parla di mosaico giallo. 

 

Per verificare che effettivamente la vite sia affetta da virosi, dunque, è necessario raccogliere un campione ed effettuare un accurato test molecolare e sierologico. 

Rimedi contro la virosi della vite

Le cocciniglie possono spostarsi in modo autonomo, viaggiare per chilometri sospese da un’aria leggera, oppure migrare a causa delle operazioni di potatura. Ecco quindi che, difendersi dalle cocciniglie, è il primo passo per proteggere la vite dalla virosi (chiedendo magari la consulenza dei Servizi Fitosanitari della propria zona). Al contrario, è bene non ostacolare la diffusione dei diretti nemici delle cocciniglie: cimici, coccinelle, fitoseidi e parassitoidi. 

 

Tuttavia, il virus può essere diffuso anche mediante i nematodi (anche detti “vermi cilindrici”): le specie più lunghe presentano infatti uno stiletto appuntito con cui si nutrono delle radici delle viti. Il virus, dentro di loro, può vivere anche diversi anni. Motivo per cui può trasmettersi da una pianta all’altra. Il sistema più efficace per prevenirli va messo in atto alla creazione di nuovi impianti: in quel momento bisognerà effettuare un’analisi chimica del terreno per decidere quali strategie mettere in atto sulla base delle sue caratteristiche. Oppure si possono impiegare le barbatelle che, provenienti da vivai che garantiscono un trattamento sanitario, sono innocue. Se una pianta è affetta da nematodi, per scongiurare la virosi è fondamentale estirparla avendo cura di eliminare completamente le radici e lavorare il terreno.  

 

Per prevenire la virosi della vite, dunque, bisogna in primis verificare che le barbatelle siano sane e che si usino strumenti di propagazione non infetti.

Curare la virosi della vite in agricoltura biologica

Per curare la virosi della vite, in agricoltura biologica, negli ultimi tempi si è diffuso l’impiego del sovescio con Brassicaceae. Una pratica, questa, che consiste nella semina come coltura intercalare delle crucifere: non destinate alla raccolta né al consumo, queste piante apportano significativi miglioramenti al terreno. Le loro radici, lunghe e fittonanti, penetrano infatti svolgendo un’azione drenante.  

 

Il periodo migliore in cui effettuare il sovescio è la primavera, oppure l’autunno: le Brassicaceae non temono il freddo e, al momento della piena fioritura, sanno apportare al terreno elevate quantità di biomassa, con un rapporto carbonio/azoto simile a quello dell’humus. Attirando i nematodi sulle radici, li attaccano rilasciando gli isotiocianati (che fermano il loro sviluppo). Non solo in questo modo si combattono i nematodi, ma si concima il terreno e si eliminano i parassiti, aiutando la terra stessa a ritrovare la capacità di produrre coltivazioni secondo la dottrina biologica. 

 

Contro le cocciniglie, al posto di insetticidi chimici si possono impiegare invece oli vegetali (olio di menta, di pino o di carvi) oppure il macerato di felce o di ortica, da applicare tutto l’anno una volta pulita la pianta. 

 

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